Prime presentazioni nella sede “San Vito” di Padova
Per i Fiumani italiani nel Mondo
“Autodafé di un esule” di Diego Zandel e “Di questo mar che è il mondo” di Rosanna Turcinovich sono i primi libri ad essere stati presentati nella sede dell’Associazione Fiumani italiani nel Mondo di Padova, recentemente rimessa a nuovo. Nella sala conferenze il pubblico ha potuto partecipare a quella che vuole diventare una prassi: l’incontro con gli autori che nel tempo hanno raccontato la vicenda dell’Adriatico orientale.
Per tanto non sono mancati gli interventi e le domane del pubblico.
Infatti, introdotti da un’ampia e dettagliata premessa del Presidente dei Fiumani, Franco Papetti, Zandel e Turcinovich hanno affrontato alcune tematiche fondamentali per una presa di coscienza sul ruolo delle seconde e terze generazioni dell’esodo. Partendo dal recupero del ruolo dei padri che hanno spinto Diego e Rosanna a misurarsi con se stessi, percorrendo vie diverse tra politica e introspezione poetica per giungere a delle risposte emblematiche, nelle quali molti possono riconoscersi. “Per chi parte e per chi resta, lo stesso dolore”, ha scritto in una sua poesia il fiumano esule a Genova e a Pisa, Gino Brazzoduro. Raccontare se stessi per raccontare un popolo. Così Diego narra l’esplorazione di verità storiche che, seppur sotto agli occhi di tutti, sono state perlopiù ignorate, per distrazione o perché resi ciechi da un’ideologia totalizzante che costringeva il singolo a non vedere, a non sapere. Dov’ero, si chiede Zandel, durante il processo a Oscar Piskulic? L’ha scoperto nelle ricerche della poetessa fiumana Laura Marchig, con lei ha realizzato uno spettacolo e molto ancora rimane da esplorare, un impegno, un dovere.
Cosa sarei stata, si chiede la Turcinovich, se fossi nata a Zara, Grado dove suo padre nel far scivolare lontano la sua battana era approdato, per tornare sui suoi passi e rientrate nel ’46 a Rovigno, mentre altri se ne andavano, per restare, sempre con l’impulso di riprendere a remare. “Veterani di fughe mancate” ha definito se stesso e una parte dei rimasti, Osvaldo Ramous, poeta fiumano, famoso in Italia prima della Seconda guerra mondiale, che ha deciso di rimanere e scomparire. Non per la sua opera che oggi parla per lui e di lui.
La scrittura come compagno di strada, una cima lanciata sulla riva perché altri, leggendo, traggano a sé quella nave piena di storie e di ricordi, di verità e di speranze che è la vicenda dei giuliano-dalmati.
“Abbiamo voluto con grande convinzione – ha detto il Presidente Papetti – creare questo intimo spazio d’incontro qui nella sede di Padova, perché sia sentita dai nostri soci e dai tanti che ci seguono, come luogo di scambio di idee ed esperienze. Abbiamo aperto con Turcinovich e Zandel, due premi Tomizza, ma anche due membri dell’Ufficio di Presidenza che si spendono per evolvere il ruolo dell’AFIM e far arrivare lontano il nostro messaggio di ricomposizione e comune crescita”.
Il calendario della sede di Padova in Riviera Ruzante, 4 – che i Fiumani hanno voluto dedicare a San Vito, patrono della città – comincia ora ad animarsi con appuntamenti di primavera-estate che verranno comunicati tempestivamente dalla Segreteria guidata da Adriano Scabardi.
L’impegno dei Fiumani continua, sabato 1.mo marzo, presso il Collegium Tarsicii Martyris di Venezia, a partire dalle ore 9 il convegno su Monsignor Ugo Camozzo, ultimo Vescovo italiano di Fiume e, nel pomeriggio, l’inaugurazione della mostra sui “Sacerdoti Fiumani a Pisa”.
Il 7 marzo a Firenze (ore 17.30, Sala del Buonumore del Conservatorio Cherubini), grande attesa per l’omaggio a Sergio Sablich, nel ventennio dalla scomparsa a soli 54 anni. Di famiglia fiumana il musicologo sarà ricordato nei discorsi ufficiali ma soprattutto con il grande concerto del pianista Giovanni Bellucci.
Padova, 28 febbraio 2024